La chiesa


É probabile che la più antica chiesa del territorio santenese sorgesse presso il Gamenario, e che quella di San Paolo sorgesse assieme al castello in tempo imprecisato, ma assai anteriore al 1000. La prima memoria che abbiamo si trova in un diploma del 12 maggio 1029, con cui Alrico, Vescovo di Asti, e il Marchese Olderico Manfredo, suo fratello, con la moglie Berta, donarono ai Canonici della Cattedrale di Torino, detti allora del S. Salvatore, " un villaggio chiamato Santena, col suo castello e una cappella in esso castello, costruita in onore di San Paolo, con le case, sedimi, campi, prati e ogni altra cosa posta nello stesso luogo e territorio ".
Questa donazione venne confermata da Enrico III, Imperatore, il 1° maggio 1047 e il 26 gennaio 1159 da Federico Barbarossa.
Nei tre citati documenti è sempre denominata " cappella ", forse per indicare che ancora non era parrocchia. In quel tempo le chiese parrocchiali erano poche, e venivano ordinariamente chiamate " pievi " o chiese battesimali. Avevano un territorio molto esteso con cappelle e chiese titolari alle dipendenze, in cui dalle pievi venivano mandati sacerdoti a celebrare la Messa.
Papa Alessandro III, il 10 luglio 1176, con bolla datata da Anagni confermava la Chiesa di Santena con altri beni all'Abbazia di S. Maria del Vezzolano: " ... Ecclesiam de Santena, cum suis pertinentiis et decimis... ".

É probabile, scrive il Can. Bosio, che fosse stata donata con quella di Ponticelli da Carlo, Vescovo di Torino, nel 1160. Infatti, il Vescovo Carlo aveva fatto in quell'anno diverse donazioni ai Canonici del Vezzolano. Anche il Papa Lucio III, il 19 ottobre 1182, e Innocenzo IV da Lione, il 13 giugno 1248, emanavano bolle di conferma di Santena ai Canonici di Vezzolano, nominandola subito dopo Albugnano, loro prima dipendenza.
Per testimoniare l'antica dipendenza dalla Chiesa di Torino, il rettore della Chiesa di Santena pagava il censo annuo di sei grossi tornesi ai Canonici di Torino: " Rector ecclesiae de Santhena debet pro ficto nomine ipsius ecclesiae Turones sex" (1340).
Il Priorato di Santena, se non lo era già prima, fu istituito nel secolo XII. Priorato infatti era il luogo dove due o tre monaci, staccatisi dal monastero, si recavano per ufficiare una chiesa, sotto la giurisdizione spirituale e temporale dell'Abbazia. Anche Ponticelli era un Priorato del Vezzolano.
I beni della Chiesa di Santena consistevano in una cascina di circa 80 giornate, sparse qua e là, detta " Priorata ".
Il Priorato di Santena, come cura d'anime, era soggetto al Vescovo di Torino e perciò pagava il cattedratico, come risulta dall'elenco dell'Archivio Arciv. di Torino del 1386.

 

Nella seconda metà del 1400, venendo meno la disciplina nei monasteri e perciò diminuendo il numero dei monaci, venne in usò di dare parte dei redditi delle Abbazie, Prevosture e Priorati a chierici secolari, che talvolta non erano neanche sacerdoti, lasciando il resto per il sostentamento dei monaci. Il che si diceva commendare o dare in commenda. I commendatari venivano onorati del titolo di Abbate, Prevosto o, Priore. I commendatari si accontentavano di godere le rendite, senza curarsi gran che delle Abbazie, Prevosture e Priorati. Pagavano scarsamente i sacerdoti che direttamente si occupavano delle chiese e dei fedeli. Di qui i gravi danni di chiese e abbazie, cadute in rovina.
La Prevostura del Vezzolano fu data in Commenda verso il 1455 e perciò anche il Priorato di Santena. Ma il primo Priore commendatario di Santena, indipendente dal Vezzolano, fu il Sac. Giovanni Battista Brambilla di Milano, che nel 1585 era impiegato nelle SS. Congregazioni di Roma.

 

Era stata costruita nelle adiacenze del castello, insieme col castello stesso. Doveva essere di modeste dimensioni, se si pensa che la popolazione raggiungeva appena i 300 abitanti verso il 1600.
All'inizio del sec. XVI fu rinnovata, o ricostruita dalle fondamenta, poiché risulta consacrata il 13 maggio 1531 da Mons. Avanzio Crieta, Vicario generale del Card. Cibo, arcivescovo di Torino. Però nella visita apostolica del 1584 non risulta ancora finita, poiché mancante di volta e di pavimento e in condizioni miserabili. Questo stato deve attribuirsi alle continue guerre che infestavano i nostri paesi, alla miseria e alla trascuratezza dei priori commendatari.
L'applicazione dei decreti del Concilio di Trento portò benefici frutti. La Chiesa fu riparata, decorata e provvista del necessario per il buon funzionamento. Infatti nella visita pastorale, fatta da Mons. Beggiano, il 12 ottobre 1671, non solo non si notano più deficienze di particolare entità, ma si constata un grande fervore religioso nella popolazione. In questo tempo già esistevano le compagnie religiose del SS. Sacramento, di S. Croce, o battuti, del SS. Rosario, che contribuirono a rinnovare spiritualmente il villaggio.
Ciò è indice dello zelo, che animava i sacerdoti, addetti al piccolo gregge.


Nel 1700 la popolazione raggiungeva i 1600 abitanti, quindi s'imponeva la necessità di una Chiesa più grande.
Mons. Vibò, Arcivescovo di Torino, nella visita pastorale del 1704, esortò i signori e la popolazione a costruire una nuova Chiesa. La proposta fu accolta con entusiasmo dal popolo, che si mise subito all'opera; ma, a causa della guerra e della carestia, si dovettero interrompere i lavori per mancanza di denaro.
Nel 1708 Mons. Vibò fece appello alla munificenza del marchese, Carlo Tana e del conte Carlo Ottavio Benso. Il primo fece costruire l'altar maggiore, la balaustra in marmo e la volta della navata centrale; il secondo la sacrestia, il coro, due altari laterali, dedicati alla B. V. del Rosario e a S. Chiaffredo, nel 1715 il pavimento, che ancora mancava, in compenso di alcuni metri di terreno, adiacenti al cimitero della Chiesa, per rettilineare il suo giardino.
Nel 1724 la compagnia del SS. Sacramento fece costruire il campanile su terreno, donato dal conte Vittorio Amedeo Benso.
Allorché, l’11 aprile 1728, il senato decretò che ogni comune avesse un celeste patrono, i santenesi scelsero San Lorenzo martire, ritenendo come titolari della Chiesa gli apostoli Pietro e Paolo.
All'inizio del 1800 la popolazione era ormai vicina ai 2000 abitanti, quindi si resero necessari nuovi ampliamenti e abbellimenti operati successivamente dai Priori Pezzana, Lucco e Robasto.
Nell'ampliamento del 1853 - 1854 il marchese Gustavo e il conte Camillo Benso di Cavour fecero erigere a proprie spese tre cappelle, a lato del Vangelo.

 

La vecchia chiesa non era più sufficiente per l'accresciuta popolazione; nell'interno poi non era bella per i rifacimenti subiti, e per di più era ormai deteriorata. Il Priore Mons. Pietro Amateis sfruttò un piccolo terremoto per farla dichiarare pericolante, e all'uopo con una mazza fece cadere alcuni calcinacci dalla volta. Trovò così un espediente per intraprendere coraggiosamente la costruzione di una nuova chiesa.
La vecchia chiesa fu chiusa al culto nel novembre del 1921. Nel frattempo si funzionò nella chiesa del vecchio oratorio, usufruendo anche dell'attiguo salone.
All'8 di giugno 1922 Mons. G. B. Pinardi ne benediceva la prima pietra.

Mons. Teol.Cav. Pietro Amateis

La costruzione durò circa 9 anni, e venne eseguita dalle imprese locali, su disegno dall'architetto Giuseppe Gallo, già ideatore d'altre monumentali chiese.
I santenesi vi concorsero con offerte e con mano d'opera. Specialmente nel giorno festivo scalcinavano i mattoni della chiesa abbattuta, e coi loro carri trasportavano sabbia, perché nei giorni feriali erano occupati dal duro lavoro dei campi, dando un commovente spettacolo di generosità e di pietà.
La spesa totale della costruzione si aggirò sui due milioni e trecento mila lire, oltre la metà pagati colle offerte della popolazione, che sopportò gravi sacrifici per la scarsità dei raccolti, dovuta a numerose grandinate e siccità; il resto fu pagato con le offerte di benefattori extra parrocchiali, con la vendita di terreni e case del beneficio parrocchiale e con i risparmi del Priore. Fu una spesa molto elevata, per quei tempi.

La nuova Chiesa, dedicata come la prima ai SS. Apostoli Pietro e Paolo, fu benedetta da Monsignor Luigi Benna, vicario capitolare, il 7 settembre 1930 e aperta al culto; fu consacrata con l'altar maggiore dal Card. Maurilio Fossati il 3 febbraio 1940. Nel sepolcreto dell'altar maggiore furono chiuse le reliquie dei SS. martiri Fortunato e Clemente.
Alla benedizione seguirono otto giorni di festeggiamenti, conclusisi con un grandioso Congresso Eucaristico Parrocchiale, al quale parteciparono ance i paesi vicini, fra l'esultanza dei santenesi, che vedevano coronati i loro sacrifici.


La Chiesa, di stile barocco e basilicale, a tre navate, è sopraelevata di m. 4,50. Vi si accede da uno scalone interno e da due gradinate esterne. La lunghezza totale è di m. 45, la larghezza di m. 27. La facciata, nella parte centrale misura m. 40 di altezza, il campanile m. 63. Alla base del cupolino di rame del campanile si ammirano, ai quattro angoli, le statile dei quattro Evangelisti; sulla facciata la statua di San Lorenzo, patrono della città e le statue dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, titolari della Chiesa; sull'arcata sopra il portale un medaglione di scagliola, raffigurante il S. Cuore di Gesù, che invita ad entrare.
La navata centrale, costruita a tetto piano, con grandi travi trasversali in legno, è larga m. 14,60 presso il presbiterio, m. 15,60 in fondo, per m. 26 di lunghezza e alta m. 20; le navate laterali sono di m. 4,80 x 23. Le navate sono sorrette da 12 colonne monolitiche, in marmo di Montecervetto di Mondovì, con basi e capitelli pure di marmo, riunite a coppie , e raffiguranti i 12 Apostoli.
L'altare maggiore, finemente sculturato, è sormontato di un grandioso baldacchino, proprio delle basiliche romane. Le ricchezze dei marmi multicolori gli danno un aspetto imponente.
L'abside è della vecchia chiesa, la quale non si poté abbattere per la vicinanza della Cappella del castello.
Chi guarda in fondo alla chiesa rimane ammirato dalla grandiosità della balconata dell'organo, anch'esso grandioso per i 21 registri, più alcuni meccanici, e per le 1350 canne.
Le pitture sono di Luigi Morgari, che si distingue per vivezza di colori e per snellezza di figure. Sulle pareti laterali sono raffigurate scene evangeliche, dall'annunciazione fino all'assunzione della Madonna. Sulla grande arcata, prospiciente il presbiterio, è raffigurato Cristo Re e i popoli di ogni colore che lo adorano. Vi si nota pure l'Italia col ramo d'ulivo in mano, in atto di presentarlo al Vaticano, simbolo della Conciliazione. Sul soffitto piano sono raffigurati i Santi torinesi e i Santi più venerati nella Parrocchia. La decorazione è del prof. Rolando.
Il Battistero, rivestito di marmo, fu costruito nel 1943. La vasca battesimale, di marmo scuro, di un sol blocco, a forma conica tronca, pesa circa 27 quintali.


Sotto la Chiesa, con ingresso frontale verso la piazza, vi è la cripta della Madonna di Lourdes, la cui devota statua, davanti alla quale i santenesi si inginocchiano volentieri, fu acquistata a Lourdes dal Priore Mons. Pietro Amateis. A lato vi sono due altari, uno dedicato alla Madonna della Consolata e l'altro ai gloriosi caduti delle ultime grandi guerre.


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